Visita ad un amico...
... a volte gli incontri più interessanti si fanno dove meno ci se li aspetta!
Erano già le otto di mattino, quando parlando con Stefano, ricoverato da un paio di giorni in ortopedia per una frattura ad una gamba, entrò quel ragazzo. Nel brusio delle voci di tutti i visitatori, la mia vista periferica assorbì la sua presenza: giovane, biondo, fisico curato, jeans ed una maglietta, attillata quel tanto che bastava per mostrare che il fisico era curato il giusto. Stefano si accorse subito, conoscendomi, che nonostante non avessi spostato lo sguardo da lui, avevo già preso tutte le misure del caso al nuovo arrivato. «Ma ti pare? Io son qui con il gesso alla gamba e probabilmente dovrò affrontare un intervento, e tu già stai pensando a come trovare scusa per attaccare bottone con quel pezzo di figliolo che è appena entrato !!!».
Borbottai qualcosa mentre mi giravo a guardarlo direttamente, non considerando che visto che Stefano aveva fatto il suo commento a voce alta, e visto che il ragazzo era l’unico appena entrato, avrebbe capito che si parlava di lui; ed in effetti quando finalmente posai gli occhi su di lui i suoi stavano cercando i miei: risultato? Un cenno di saluto, ma nulla di personale. Quello che mi colpì fu il fatto che il ragazzo in questione non sembrava infastidito di essere al centro dell’attenzione di un maschio… buon segno !!
«Beh, Stefano, sai come sono fatto» iniziai senza togliere gli occhi di dosso al nuovo arrivato, «se uno merita, ospedale, bar o biblioteca se val la pena, val la pena!!».
Stefano sghignazzò in risposta «si si ho capito, appena esci di qui ci provi, lo so come sei fatto!!». Continuammo a chiacchierare del più e del meno con Stefano finché una voce femminile piuttosto acidula arrivò dall’altoparlante interno alla stanza «sono le otto e cinquantacinque: tra cinque minuti termina l’orario delle visite». Ed era chiaro il messaggio indiretto ossia «avete cinque minuti per levarvi di torno». Non persi di vista il ragazzo che si stava apprestando a salutare il malato che stava visitando, «ok Stefano io vado ora, ci vediamo domattina, ok? E fai il bravo con gli infermieri e non farli diventare matti stanotte.» mi riferivo al fatto che Stefano mi aveva raccontato che la sera prima c’era stato di turno un infermiere che gli piaceva parecchio, e lo aveva fatto impazzire chiamandolo ogni trenta minuti con una scusa diversa. Stefano mi guardò con un sorriso di traverso «vai vai che sennò te lo perdi: sta per uscire, e fai il bravo mi raccomando» mi rispose di rimando.
Uscii dalla stanza e guardai alla mia destra ed alla mia sinistra cercando traccia del ragazzo in questione: sarebbe stato facile rintracciarlo, era alto almeno un metro e novanta, per cui non poteva passare inosservato. Vidi chiudersi le porte dell’ascensore, ma non faccio in tempo a vedere se fosse a bordo, ma non vedendolo lungo il corridoio del reparto, dedussi che fosse nella cabina. «Siamo al quarto piano, metti che si fermi almeno una volta prima che arrivi al piano terra ce la faccio» pensai mentre infilavo la porta delle scale ed a due gradini per volta scesi, quasi volando le rampe delle scale per arrivare al piano terra prima dell’ascensore.
Mi piazzai davanti la porta dell’ascensore, con fare indifferente, si apersero le porte ed uscì una piccola folla di persone tra cui spiccava chiaramente lui. Incrociammo gli sguardi e questa volta sorrise, e si diresse al bar dell’ospedale girandosi in maniera evidente per vedere se lo seguivo, cosa che ovviamente feci !!
Casualmente mi trovai in coda dietro di lui, così finché attendevo il mio turno diedi una approfondita occhiata al ragazzone: a parte l’altezza, che era decisamente fuori media, aveva spalle larghe, non curve come ci si aspetta da uno alto un metro e novanta e passa, glutei ben formati, indice di una qualche attività sportiva, un piede grande, ma proporzionato al resto del corpo. Mi avvicinai di più, cerando di non toccarlo ed inspirai a fondo: odore di maschio, niente deodoranti, ma un odore fresco, non puzza di sudore; probabilmente si lavava con un sapone neutro senza profumi. Il capello corto, biondo scuro, sfumava in maniera non perfetta verso il collo coperto di una peluria bionda molto piacevole da vedere. Senza pensarci lo sguardo si spostò al polso, unico altro punto scoperto al momento: anche li una peluria bionda ma più lunga era ben visibile, ottimo: apparentemente non era dedito alla brutta moda tanto in voga della depilazione.
Arrivò il suo turno «Un cappuccino ed una brioche integrale, per piacere», tuonò; una voce molto maschile, profonda, sicura si se, quasi baritonale, ma forse dovuto anche all’ampia cassa toracica che si trovava. Prese il suo resto e si diresse verso il bancone, senza scordarsi di girarsi un attimo sorridendo e facendomi cenno verso l’angolo più distante del bancone. Ordinai la stessa cosa ed avuta la mia merce al bancone dei caffè mi diressi verso un tavolino di stile americano, rotondo, con due sgabelli dello stesso stile, su uno dei quali il ragazzo era già comodamente seduto. Mi avvicinai, e per fugare ogni dubbio di poter aver frainteso i suoi sorrisi «posso accomodarmi o è occupato» dissi con la voce più naturale che mi riuscisse di produrre.
«Beh il posto e libero per te direi» disse con un sorriso molto amichevole senza cenno di imbarazzo o altro. Sistemai il mio cappuccino ed il piattino con la brioche sul tavolino, mi arrampicai sullo sgabello, in verità un po’ alto per me; una volta accomodato ci fu un attimo di silenzio mentre sorseggiavamo entrambi la nostra bevanda.
«Beh io mi chiamo Roberto, piacere» disse all’improvviso allungando quella sua bella manona verso di me, rispondendo al suo gesto risposi «Luca piacere mio, sicuramente» mettendo un certo enfasi sulla parola sicuramente. La sua stretta era forte, decisa, maschile, ma non esagerata come quella di chi vuole strafare.
Ci mettemmo a parlare dei nostri relativi amici ricoverati, spiegandoci l’un l’altro cosa fosse loro successo. Io però ero distratto da un ciuffo di pelo rossiccio che spuntava impertinente dallo scollo della maglietta bianca: il suo contrasto era ipnotico. Roberto dovette accorgersene perché in tono un po’ canzonatorio mi disse «che vuoi farci: madre natura con me è stata fin troppo abbondante con il pelo» marcando la fine dell’affermazione con un sorriso che lasciava intendere tutto e nulla.
Io oramai ero partito per la tangente, già mi immaginavo noi due su un letto a fare mille e mille cose che si possono fare tra maschi, e forse preso dalle mie fantasie mi feci sfuggire un «eh si, quel pelo e molto eccitante». Restai folgorato dal suono delle mie parole: non ero solito a spingermi tanto in la con uno sconosciuto; di norma lasciavo fare il primo passo all’altro, ma quella volta non so perché, ma l’istinto mi disse di buttarmi avanti per primo. Attesi un momento la sua reazione, che non tardò ad arrivare. «Senti io nel pomeriggio vado a fare un po’ di jogging, se vuoi, al rientro, passo a scroccarti un caffè». Roberto chiaramente non amava perdere tempo, e questa cosa mi fece solo che felice. «Beh se desideri prima del caffè farti una doccia liberissimo» aggiunsi e per essere sicuro che non fraintendesse una richiesta di arrivare già gocciato aggiunsi anche «da me la doccia funziona ed un asciugamento pulito per un ospite è sempre pronto!» Forse ci misi troppa enfasi, perché lo vidi sghignazzare di traverso. «D’accordo allora ci vediamo verso le 15» e prima ancora che rispondessi prese la sua roba e scivolò giù dallo sgabello; Ero un po’ annotino, sapevo che ovunque al giorno d’oggi si può abbordare o essere abbordati, ma mai credevo che sarebbe successo a me, e con un tipo del genere poi!!!!
Arrivò il pomeriggio, avevo già preparato tutto il necessario, fosse servito, ad un eventuale incontro: nel cassetto del comodino c’erano preservativi, lubrificante, dildo ed altri giocattoli vari; «non dovrebbe mancare nulla» pensai e mi misi ad giocherellare con il computer in attesa dell’arrivo di Roberto. Preciso come un orologio svizzero alle quattordici e 59 suonò il campanello. Guardai nel monitor dell’apri porta, e vidi le sue Nike sotto un pantalone di una tuta ed una maglietta bianca chiaramente intrisa di sudore; di più non si vedeva perché la telecamera era stata messa per una altezza media di un metro e settantotto e con i suoi quasi due metri, la parte più alta del corto visibile era il petto che si muoveva veloce evidentemente ancora su di giri per la corsa appena fatta. «Ciao Roberto, sono all’ultimo piano» gli dissi al citofono aggiungendo «l’ascensore è alla tua destra quando entro». Mi rispose una voce trafelata ma non senza fiato «grazie salgo a piedi visto che son tutto sudato». Questa insistenza sul suo stato di sudore faceva presagire bene, ma per esperienza mi dissi di calmarmi, che non era detto che doveva succedere qualcosa.
Lo attesi sull’uscio e lui salì le scale lesto lesto a 3 gradini per volta, cosa normale credo per uno della sua altezza, «Eccomi qui» disse con quel bel sorriso incorniciato dal pozzetto rosso pel di carota. Lo feci entrare guatandolo con attenzione: il la maglietta zuppa di sudore gli stava attaccata come una seconda pelle il pantalone della tuta era aderente quel tanto che bastava per mettere in risalto le natiche muscolose e ben tornite, per non parlare del pacco che sembrava già in piena attività da guerra !!
Gli chiesi se voleva fare la doccia e la risposta mi fulminò: «la faccio dopo se per te non è un problema: io preferisco il sudore al sapone quando si scopa». Mi mancò per un attimo il respiro aveva proprio detto «quando si scopa» ??? Beh era un po’ presuntuoso da parte sua dare per scontato che volessi fare sesso con lui pensai, ma come se mi avesse letto nella mente riprese dicendo «scusa avevo capito che volevi scopare con me oggi: se ho capito male perdonami, accetto volentieri un caffè al posto della scopata se per te fa lo stesso»; e di nuovo giù quel sorriso promessa di tante cose e di nulla. Mi stavo un po’ infastidendo: chi si crede di essere questo qui che arriva qui e da per scontato che dobbiamo scopare, ma poi mi resi conto che ero un idiota; un maschio del genere che dia per scontato o meno di scopare non me lo lasciavo di certo scappare. Si avrei preferito un po’ il gioco della seduzione prima, ma se lui voleva saltare a piè pari quella fase… chi ero io per contraddirlo!!
«Posso levarmi la maglietta?» chiese, solo che terminata la frase era già a petto nudo. «Si si fai pure come a casa sua, non sono certo uno che si scandalizza!!». Altro che scandalizzarmi a vedere quel petto largo coperto da quella lanugine rossa arricciata su se stessa e schiacciata dal sudore comincia a sentire un certo movimento sotto i pantaloni. Ormai Roberto aveva capito che io ero alla sua mercé ed allungando una gamba «ti spiace sfilarmi le scarpe: io in casa amo stare a piedi nudi». Orami ipnotizzato non risposi nemmeno mi infinocchiai e posi il suo polpaccio sulla mia gamba inviando a slegare con entrambe le mani le stringhe che costringevano quel grande piede nella scarpa. Sfilandola il profumo di sudore fresco e l’odore tipico della gomma bagnata mi assalì le narici: da quel misto di odori sapevo già, prima di sfilare la scarpa che era a piedi nudi, ed ancora sentii agitarsi il membro sotto la cerniera dei jeans. Posi il piede a terra, notando un’espressione di scontento, e presi l’altro e ripeter i l’operazione.
Questa volta però con il piede nudo tra le mani iniziai a massaggiarlo «un massaggio dopo una corsa fa sempre bene dicono» dissi con voce bassa sperando che non notasse il tono rauco della mia voce ormai eccitata. «si si un massaggio lo accetto sempre ben volentieri… anche con altro che le mani». Lo guardai dritto in faccia mentre avvicinai il suo alluce alle mia bocca, « intendi qualcosa di simile?» dissi mentre infilavo la lingua tra l’alluce ed il secondo dito del suo piede ed il sapore salato del suo sudore mi accendeva quegli ormai pochi sensi ancora addormentati che potevo avere. Emise un chiaro sospiro di soddisfazione ed aggiunse «se inizi così mi sa che andremo molto d'accordo noi due» e sposto una delle sue grandi mani tra le cosce giusto posizionare più comodamente il pisello che anche a lui iniziava a dare segni di sveglia.
Alternavo lentissime leccate della pianta del piede con profondi succhiamenti dell’alluce e delle altre dita del piede e man mano, lavoravo il piede il suo respiro si faceva sempre più affannato. Dopo un buon dieci minuti di lavoro su quel piede, lo appoggiati a terra e presi l’altro ed iniziai lo stesso trattamento. Era buffo vedere quel sacramento di uomo che s contorceva sulla sedia per la goduria dovendo fare attenzione a non cadere da li. Dopo un bel lavoro lungo e rilassato sui suoi piedi, gli chiesi se voleva spostarti in camera per metterci più comodi, e lui per tutta risposta mi sfilo la maglietta e si mise a baciarmi prima sulla bocca senza alcun sentore della presenza della lingua, ma dopo qualche istante fu più forte di me e schiusi le mie sperando che lo invogliasse, in effetti sembrava che non attendesse altro: lento ma deciso spinse la lingua dentro mentre mi teneva la testa e contemporaneamente cercava di farmi sentire il suo membro ormai del tutto sveglio spingendolo contro il mio.
Mollò la presa dalle labbra ed iniziò a leccarmi il collo, lento ma inesorabile scendeva piano piano, con la lingua sempre ben irrorata di salva, pensai stesse dirigendosi verso i capezzoli ed invece poco prima di arrivarci, cambio direzione: sempre senza mai smettere di leccare mi alzò un braccio e con la bocca raggiunse il pelo sulla mia ascella umida, non tanto per il caldo quanto per l’eccitazione. Emise un grugnito di soddisfazione quando realizzò che ero sudato pure io, si capiva che il verso era un verso di aumento della sua eccitazione; mi lecco a lungo premendo sempre a fondo la lingua nei punti più umidi e non mollava la presa, mentre con l’altra mano misurava quanto stretta fosse la cintura dei pantaloni cercando di infilare le dita tra il tessuto e la pelle.
Trattenni un po’ il fiato per lasciargli lo spazio per poter infilare le dita, ed appena che le ebbe infilate carezzo il pelo del pube, altro grugnito: anche quello era umido sempre per l’eccitazione che saliva. Intanto si era spostato all’altra ascella ripetendo lo stesso eccitantissimo lavoro di bocca ma si interruppe, portò le dita che avevano accarezzato il mio pelo la naso e l’annusò, a fondo come se fosse una spezia rara, poi si infilò le dita in bocca leccandosele avidamente. Oramai anche lui era nel pieno dell’eccitazione: respiro veloce, pupille dilatate ed il membro che sentivo duro sul mio attraverso il tessuto di nostri pantaloni.
Lo presi per mano e lo portai in camera: era già in penombra con un ventilatore a soffitto che ruotava al minimo dei suoi giri; mi sedetti sul bordo del letto ed appoggiati il viso sul suo pacco: strofinai le guance, lo annusai a fondo e di nuovo quel profumo selvatico di maschio mi invase le narici, potevo sentire l’uno del suo intimo impregnato del suo sudore. Lo guardai in faccia senza dire nulla gli calai il pantalone della tuta mettendo in mostra un sospensorio bianco con la tazza ben colma di tutto quello che poteva starci ed in più ormai in piena erezione buoni 4 quattro centimetri del fusto del suo cazzo erano fuori dall’elastico del sospensorio, con la cappella ben scoperta e chiaramente umida e non di sudore di certo. «Spero non ti dia fastidio perché purtroppo son fatto così: da quando mi eccito a quando finisco continuo a gocciolare» disse con l’espressione di un bimbo con il timore che il suo amico volesse smettere di giocare.
Cercai di essere esplicito nella mia risposta: allungai la lingua appoggiandola alla sua cappella e la mossi dal basso verso l’alto così da raccogliere la sua goccia, e questo gli fece perdere per un attimo il controllo: mi prese la testa forte ma senza violenza, infilo il suo lungo cazzo in bocca e cominciò a scoparmela. Quando sentì che non opponevo resistenza provò a spingere un po’ più a fondo.. anni di esperienza mi avevano preparato a quella manovra: rilassai i muscoli della gola e ci feci passare la sua cappella mentre lui spingeva in avanti il bacino e mi teneva ferma la testa, per aumentare il suo godimento deglutii massaggiandogli di conseguenza la cappella con la gola. «Cazzo, cazzo, cazzo se continui così finisce che vengo subito» sibilò con una voce rauca e profonda. Mi spostati lentamente indietro usando le labbra per massaggiargli il fusto del cazzo mentre me lo sfilavo dalla bocca; «ok se vuoi smetto» dissi con un sorriso innocente. Per tutta risposta si fini di sfilare il pantalone, si tolse il sospensorio, spoglio lentamente me e mi sdraio sul letto su in fianco: io lo lasciavo fare, volevo vedere dove voleva arrivare. Si sdraiò sul letto anche lui al contrari rispetto a noi e senza nemmeno guardarmi disse «beh almeno così godiamo in due» e prima che potessi rispondere sentii la sua calda ed umida bocca avvolgermi il cazzo.. d’istinto feci lo stesso, ma facendo attenzione a non infilarmelo in gola nuovamente: non volevo che si svuotasse subito!!
Roberto ci sapeva fare: si muoveva in maniera aritmica su e giù lungo il mio cazzo e intanto con una mano mi massaggiava i coglioni pieni da troppi giorni di astinenza. Anche i suoi erano belli grossi, ma non sapevo se perché carichi o perché grossi in rapporto alla sua corporatura. Andammo avanti così per un bel po’ senza dire nulla: si sentiva solo il nostro ansimare ed il rumore del risucchio quando uno dei due se lo sfilava di bocca momentaneamente prima di rituffarsi famelici sul cazzo dell’altro. Ad un certo punto sentii la mano con cui mi stava massaggiando i coglioni che si sposta più in avanti, con dito stava cercando chiaramente il mio buco e cercai di agevolarlo allargando le gambe e spingendo in avanti il bacino, ma feci altrettanto io con lui, solo che invece di cercare il suo buco con le dita lo cercai con la lingua.
Man mano mi addentravo nel solco verso il suo buco sentivo il pelo sulla lingua farsi più morbido: dal pelo ruvido e spesso del cazzo arrivai al pelo morbido e molto bagnato di sudore del suo buco. lo sentii ansimare mentre spostando il pelo con la lingua centravo il suo sfintere: Lo senti caldo, umido che si contraeva al contatto della mia lingua, ma non desistetti; continuai a massaggiare il buco con un movimento rotatorio della lingua intorno il buco e sapevo che risultato avrebbe avuto. Roberto intanto aveva smesso di toccare il mio di buco perché troppo preso da quello che gli stavo facendo. Ci volle non più di un paio di minuti di lavoro di lingua che sentii lo sfintere rilassarsi ed il buco dischiudersi: era il momento giusto, insieme alla punta della lingua appoggiai la punta del mio indice destro e spinsi gentilmente, lui cedette alla pressione con un gran sospiro e mi concesso l’entrata con il dito affinché potesse goderne.
Dopo un po’ che il dito era dentro massaggiandolo e cercando sempre più in profondità la sua prostata, Roberto riprese a lavorare il mio di buco. Lo sentii sputare rumorosamente e sentii sulla pelle raggrinzita del buco la sua saliva calda che cominciava a scivolare verso il basso.poi sentii che con un dito la raccoglieva e poi quel momento di leggero dolore misto a godimento mentre riuscivo a sentire il suo grosso dito che entrava senza sforzo nel mio di sfintere. Il bastardo aveva usato il medio che era il più lungo ed il perché era chiaro: aveva le dita lunghe quanto quasi la mia mano per cui al primo affondo raggiunse subito la mia prostata e subito ne godette il frutto della manovra, perché, come sempre quando mi stimolano la postata, iniziai a bagnarmi copiosamente e lui avido come uno sportivo che ha appena finito un allenamento ingoio tutto la mia bava. Aveva capito subito che ad ogni affondo sulla mia prostata arrivava una grossa goccia e si divertiva a continuar a farlo. Io q quel punto ero immobile con il mio dito infilato a fondo nel suo culo ma fermo, godendomi quella stupenda sensazione di azione e reazione: una spinta sulla prostata ed una goccia che saliva lungo il cazzo a dissetarlo. Sarei rimasto ore a continuare a fare quel gioco, ma con delle contrazioni del suo sfintere sul mio dito mi fece capire che anche lui gradiva sentirselo muovere dentro, e così lo accontentai.
Dopo una mezz’oretta di quel gioco eravamo entrambi troppo carichi così gli feci una proposta «Senti Roberto io son troppo carico adesso: non so tu, ma se te lo metto vengo in tempo zero.» Mollando chiaramente a dispiacere la presa con la bocca sul mio cazzo mi rispose «beh pure io… che hai in mente?»; indeciso sul proporre o meno quello che pensavo rimasi un po ad aspettare prima di rispondere. Sperando solo che non fosse il tipo che una volta venuto gli passasse la voglia gli disse «che ne pensi se veniamo di bocca intanto così poi si scopa con più calma ?» Roberto sembrò quasi tirare un sospiro di sollievo, «ottimo così poi possiamo scopare con calma e godercela.» Mi proposi di farlo venire per primo perché mi sembrava davvero al limite ormai, e gli chiesi di indicarmi la posizione che preferiva.
Come immaginavo mi fece sdraiare poi mi sali sul petto e comincio a scoparmi in bocca. Scopava la bocca lentamente ma a tutta lunghezza, sembrava volersi godere ogni momento possibile di quella situazione; passarono pochi minuti e sentii che aumentava il ritmo del respiro ed aumentava la velocità della scopata in bocca, senza più uscire e rientrare ogni volta; «Dove posso venire che ormai ci siamo» mi domando quasi temendo la mia risposta: era chiaro che non pensava ad altro sin dall’inizio «Dove vuoi» gli risposi sorridendo per quanto mi fosse possibile con quel cazzo che si muoveva sempre più veloce nella bocca. Roberto era chiaramente ormai sulla strada del non ritorno e comincio a ripetere quasi ossessivamente «dai, dillo, dillo ti prego, chiedimelo» Non capivo a cosa si riferisse quando notai che si stava alzando per migliore l’angolo di scopata. Lampo di genio… mi ero scordato che era pur sempre un ragazzone ma giovane e che certe cose lo eccitavano, cercai di dirlo il più chiaramente possibile per quanto con il cazzo che scopava sempre più veloce non era facile «dai … vienimi in bocca, fammi bere ti prego». Fu come se avessi tirato un grilletto ad una pistola, appena finii di pronunciare quella frase senti il primo schizzo caldo e senso colpirmi il palato; e due e tre e quattro, ma quanti ne faceva di schizzi pieni mi domandai mentre non smetteva di svuotarsi le palle nella mia bocca. Ad un certo punto non riuscivo a tenera più tuta in bocca per cui la aprii e lui continuando a venire ed a fottere in bocca la faceva colare fuori ad ogni affondo. Confesso che la tentazione di ingoiare fu molta, ma non lo conoscevo allora ancora abbastanza bene da potermi fidare così la tenni in bocca finché non fu colma ed a quel punto mi resto solo che aprirla per far uscire il di di più.
Mentre dava gli ultimi affondi sentivo lo sperma che colando già dalle guance si stava raccogliendo tutto nella fossetta alla base della gola. Roberto crollò su un fianco, probabilmente per non cadermi addosso di peso, ansimante, con la fronte imperlata di grosse gocce di sudore. Il suo respiro era veloce ma regolare, da buon sportivo, a si andava calmando lentamente mentre lui si carezzava li pisello ancora fradicio del suo stesso sperma; lo guardavo cercando di capire se stava per essere vittima del rifiuto da sesso comune a molti dopo l’eiaculazione o se rimanesse eccitato abbastanza da soddisfare anche me. Ma nonostante la quantità quasi industriale di sperma prodotto e l’evidente faticata fatta, il suo calzone stava li, duro e dritto senza dare cenni di cedimento. «Meno male» pensai, ma non feci in tempo a pensare altro perché Roberto si era già messo all’opera sul mio cazzo. Si capiva che era un amante dei pompini: i veri amanti di quest’arte se li godono quando li ricevono, ma danno anche il massimo quando li fanno. Mescolava l’uso delle labbra a quello della lingua ed ogni tanto, non so come facesse a saperlo, mi striava dolcemente i coglioni dal corpo allontanandoli dal corpo nella manovra, ci volle un po’ di più per me, ma solo perché l’eta mi ha dato la resistenza rispetto alla sua età. Ad un certo punto mi dissi che era il momento di premiarlo così mi lasciai andare, dando per scontato che avrebbe preso anche lui la mia sborrata in bocca, gli afferrai la testa dolcemente, ma con fermezza, e poi sincronizzai il mio muovermi avanti ed indietro con il suo infilarselo in bocca a fondo e farlo scivolare indietro. Bastarono pochi minuti di quel movimento sincronizzato, e seppure ormai sentivo la sborra salirmi dalle palle alla cappella feci in tipo a dirgli «Roberto se non la vuoi in bocca levati ora!» Fui perentorio, ma solo per l’urgenza del momento. Roberto invece per farmi capire che potevo, si aggrappò alle mie chiappe e mi tirò forte verso di lui. Venni, schizzandogli in bocca tutto il seme che potevo aver prodotto in quella fase iniziale.
Contrariamente a lui, al primo schizzo nella sua bocca mi fermai dentro di lui lasciai fluire il resto e sentendolo, ad ogni successivo schizzo, allagarmi il cazzo. Ne feci sicuramente meno di lui, e lui aveva la cavità orale sicuramente più grande della mia, per cui non dovette farla colare fuori finché non finii del tutto di svuotarmi e dolcemente gli sussurrai ansimando «Roberto, non ce n’è più!!! Si sfilo il mio cazzo ormai in regressione avanzata dalla bocca senza però aprirla, mi venne sopra e mi rilascio tutto il mio sperma sul petto e prese a massaggiarmi usando lo sperma come prodotto da massaggio. Anche questa era una cosa che non capivo come sapesse che mi faceva impazzire di piacere. Alla fine quasi contemporaneamente, io allungai la mano sul comodino e lui cerco i suoi pantaloni della tuta dalle cui tasche estrasse un pacchetto di sigarette. Ci accendemmo a vicenda una sigaretta, ma nessuno parava. Roberto si accoccolo sul mio addome con il viso rivolto verso di me e apparentemente distratto fumava.
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