Thomas si era trasferito con la famiglia, madre e padre, da poche settimane nel mio condominio; era un ragazzo sulla trentina, magro, ma tonico, scoprirò poi che giocava regolarmente a calcio con una squadra di amici. Trovai strano che un figlio a trent’anni vivesse ancora con i genitori: avevo spesso sentito parlare di mammoni, ma era la prima volta che ne vedevo uno reale; tanto che ormai credevo fossero una leggenda metropolitana!!
Non avevo ancora avuto modo di fare la solita analisi: nocche delle dita, postura dei polsi ed altre cosette varie, che di solito uso per identificare un gay a primo acchito, per cui non mi ero preoccupato più di tanto. La madre, che da buona affittuaria aveva già iniziato a farsi viva per fare la brava nuova vicina di casa, non aveva manifestato alcuna preoccupazione sui gusti sessuali del figlio, e sinceramente anche li avesse avuti, dubito ne avrebbe parlato con un gay appena conosciuto, appena fatto il trasloco. L’unica cosa sulla quale aveva posto particolare accento era di non prendermela se mi evitata o teneva lo sguardo a terra se ci fossimo incrociati: era solo timido, ed era la prima volta che incontrava un gay dichiarato, quindi, a detta della madre, aveva bisogno di prendere un po' confidenza.
Passano le settimane ed in effetti il ragazzo prende confidenza: non pianta più lo sguardo verso terra quando mi incrocia, addirittura i primi timidi ‘ciao’ quando ci si incrocia, fino a, qualche settimana dopo, ormai aver regolarizzato l’atteggiamento, una volta capito che non lo avrei atteso sulle scale di notte per aggredirlo. In realtà le motivazioni erano diverse, ma lo avrei capito solo dopo!
Fu un venerdì, verso le 21, che sentii bussare alla porta in maniera quasi da non farsi sentire: non aspettavo nessuno per cui, brontolando tra me e me, andai ad aprire; mi trovai davanti un Thomas ancora in tenuta da calcetto. «Ciao» mi disse con un fil di voce, come ad aver paura che qualcuno lo sentisse. «Posso parlarti un attimo?»; il tono era tranquillo, non nervoso o pauroso, e mi domandai cosa avesse da chiedermi di così urgente da non passare prima da casa a cambiarsi!
Gli dissi di accomodarsi indicandogli una sedia dove sedersi: Thomas era chiaramente sulle spine, per cui decisi di cercare di farlo tranquillizzare ignorando il fatto che restasse li in piedi e mi misi a preparare un caffè senza nemmeno chiedere se ne volesse: in fondo era solo un voler tagliare l’aria e renderlo più tranquillo. Sentii, alle mie spalle, lui che si sedeva, e mi domandai a cosa stesse pensando.
«Quanto zucchero Thomas ?». La mia domanda ebbe su di lui l’effetto di una scudisciata, da come sobbalzò: «Tutto bene ragazzo? Ti vedo un po’ nervoso» gli dissi; in effetti iniziando a preoccuparmi del suo stato d’animo. Mi rispose a monosillabi chiaramente ancora preso dai suoi pensieri «no, no, tutto ok, un cucchiaino va bene, grazie». Finito di preparare il caffè, sposto le tazzine sul tavolo, porgendo a Thomas la sua e sistemandomi sulla mia poltroncina con il mio caffè davanti. «Allora Thomas di cosa volevi parlarmi?», sparo a zero, perché avevo inteso ormai che, se non avessi affrontato il discorso io, sarebbe rimasto li tutta al sera a girarci intorno. «Ecco è una cosa per te forse normale, ma per me non lo è per nulla. So che tu, in quanto gay dichiarato, forse troverai un po' sciocco il mio atteggiamento, ma ti pregherei di non ridere di me.» Lo guardo un po' stupito e gli rispondo che non avrei motivo di ridere di lui qualunque fosse la cosa di cui voleva parlarmi; quindi lo incito ad andare avanti con il suo discorso, e così ha fatto.
«Insomma avrai capito la questione riguarda come vivi la tua omosessualità, per cui vado al nocciolo: come hai capito di essere gay e quando è successo? ». Ormai era chiaro a cosa si stesse riferendo: ossia a se stesso, per qualche motivo aveva deciso di fare il suo primo coming out con me e non con un suo familiare. La cosa, se da una parte mi faceva piacere perché voleva dire che si fidava di me, dall’altra mi preoccupava un po' perché il rischio di finire a letto a fare sesso, in questo tipo di situazioni è molto alto, e non fa poi così bene a chi sta facendo il coming out stesso. «Credi di essere gay Thomas?» gli chiesi a bruciapelo. La domanda lo colse impreparato facendolo arrossire violentemente, senza che riuscisse minimamente a nascondere la cosa, anche perché era troppo preso a non strozzarsi con il caffè che gli era andato di traverso. Da una parte mi veniva da ridere, mentre dall’altra cercai di apparire serio e tranquillo mentre gli allungavo un tovagliolo per pulirsi la bocca dal caffè che gli era andato di traverso.
«Sono stato troppo diretto Thomas?» gli chiesi, e lui guardandomi un po' di traverso «beh ecco, magari credevo saremmo arrivati al discorso un po' per volta, ma visto che l’hai già tirato fuori ok: parliamone!». Ci pensai un attimo, ma a quel punto era chiaro che l’argomento era già avviato: «quindi do per scontato che non hai dubbi sul fatto di esserlo Thomas» iniziai, «allora di cosa, in particolare, vuoi parlare?». Thomas mi guardò un attimo e poi, quasi dubbioso, iniziò: «che mi piacciono i maschi l’ho capito da un pezzo, ma non ho mai avuto modo di confrontarmi con altri come me sino ad ora, soprattutto, ed adesso ti prego di non prendermi in giro, nonostante abbia passato da poco i trent’anni, non ho ancora mai fatto sesso.» Sospese volutamente il suo parlare per osservarmi con attenzione e capire se stessi dimostrando dispiacere, sollazzo o che altro per il fatto che a trent’anni fosse ancora vergine. Vide che non stava succedendo nulla di tutto ciò per cui riprese a parlare: «Un po' il fatto di vivere ancora con i miei, il fatto che loro, ancora, aspettino che mi fidanzo, mi sposi, metta su famiglia e dia loro dei nipotini, insomma tutta una serie di cose, che finora mi hanno impedito di verificare se davvero il sesso tra maschi sia quello che davvero voglio.»
Prese fiato il Thomas, lo prese perché l’ultimo concetto lo aveva espresso quasi senza respirare, per la paura che si interrompesse proprio ora, che aveva dato il via alla sua accettazione a voce alta.
Cercai di dare una struttura al discorso che stava nascendo: «Ma con un maschio non hai mai fatto proprio nulla, non dico sesso completo, ma nemmeno giochi tra ragazzi da più giovane ?». Thomas arrossì di nuovo violentemente. Prese coraggio e «beh si alle superiori e successo con il mio migliore amico di segarci insieme qualche volta, ma ognuno il suo. Si faceva quando lui ne aveva voglia, guardando un porno al computer, ma io mi eccitavo a guardare lui, il porno etero di per se non mi eccitava per nulla.» Terminando la frase abbassò gli occhi, chiaramente vergognandosi di quello che aveva appena detto.
«Vedi Thomas, quel tipo di attività, intendo la masturbazione tra maschi, specialmente a quell’età, è piuttosto normale anche tra gli etero, per cui non devi vergognartene. Certo il fatto che ti eccitasse vedere lui con il pisello in mano e non le scene del video porno indica chiaramente che i maschi non ti dispiacciono. Bisogna capire, ora, se ce la fai a provarlo realmente e, se si, con con un ruolo specifico o meno.» Mi rendevo conto di quanto stessi approfittando della situazione: volevo portarlo a provare il sesso tra maschi con me, e lo volevo chiaramente nel ruolo a me più congeniale, che gli piacesse o meno, e questo non era affatto carino. Cercai di rientrare nel seminato e ripresi «sai che possono esistere tre ruoli nel sesso tra maschi, vero Thomas ?»
Lui mi guardò di nuovo rosso in volto, ma questa volta molto meno evidente, e mi rispose «intendi la cosa dell’attivo, passivo o versatile?» Gli feci cenno di si e lui riprese «a questo punto con la voglia che ho di provare farei tutte e tre le cose pur di fare qualcosa» e come una mazzata arrivò la domanda che speravo arrivasse «tu cosa sei ? Attivo, passivo o versatile ?». Ed adesso ? come facevo a spiegargli la questione, non era tutto così schematizzato alla fin fine, ma decisi di restare nelle definizioni semplici per non complicargli la vita e gli risposi «direi versatile poi dipende dalla persona con cui lo faccio chiaramente, posso essere anche solo attivo o solo passivo.» Thomas ci pensò un attimo, ed un altra volta prevedibilmente disse «al momento credo farei l’attivo: non so se me la sentirei di sopportare il dolore di essere sverginato.» Mi venne da sorridere e lui lo notò. Non volevo pensasse che ridevo di lui, per cui mi affrettai a chiarire «non sto ridendo di te Thomas, ma del fatto che stai cercando di interpretare la vita sessuale tra maschi con le cognizioni di un etero. Fare il passivo non è come fare la donna e quindi soffrire per la deflorazione; nel retto non ce alcun imene da strappare, per cui le cose vengono vissute in maniera molto diversa rispetto alla prima volta di un etero.» Thomas stava chiaramente pensando a quello che avevo detto e pareva darmi ragione pensandoci, ma subito dopo diede voce alla sua, e di tanti altri ragazzi vergini, paura più profonda, «ma da quello che ho visto in vari filmati e letto in giro, penderlo la prima volta fa parecchio male!!!»
Trattenni la ristata che mi stava salendo e, cercando di restare serio, gli dissi «no Thomas, fa male se chi ti svergina non sa cosa sta facendo: l’atto sessuale nell’ano non deve necessariamente fare male, quello che adesso non puoi capire e che a molti un po' di dolore mentre lo prendono piace, sembra che amplifichi un po' la sensazione di piacere che si ha nel fare il passivo in quel momento.» Thomas era chiaramente confuso, per cui cercai di semplificargli ancora di più la cosa: «ricorda questo: prenderlo non significa dover soffrire, per cui se mentre lo prendi ti fa male, tu gli dici di fermarsi e lui deve farlo.» Il dolore nel farlo, ti ripeto, ci sta, se chi lo prende lo vuole, ma mai imposto da chi lo mette; altrimenti diventa una forma di violenza sessuale, ed addio piacere nello scopare.» Vedevo altri dubbi che passavano davanti gli occhi di Thomas, per cui lo incoraggiai a porre domande senza farsi problemi di scandalizzarmi, perché di sicuro non era in grado di farlo. Thomas a quel punto sembrò rilassarsi e inizio a bombardarmi di domande sempre più specifiche legate al modo di fare sesso tra maschi, e non si concentrò solo sul rapporto anale, ma anche sulle altre pratiche; e fortuna che lo fece, evidentemente qualcuno che aveva inteso la sua natura, aveva tentato di spacciare certe pratiche di certo non sicure come obbligatorie nel sesso tra maschi, come farsi venire in bocca o fare sesso non protetto. Passammo più due ore ad approfondire e sviscerare ogni dubbio avesse sul sesso tra maschi ed anche sulle relazioni tra maschi: era molto interessato al ménage a due di una coppia gay: che differenze ci fossero rispetto ad una coppia etero. Cercai di essere molto chiaro dando tutte le risposte che potevo, ma mi rendevo conto che stava andando in sovraccarico e rischiava di non ricordare nemmeno la metà di quello che si era detto se non avesse fatto una pausa. Lui era tutto assorto a ripensare alle cose di cui si era parlato, ma io tenevo d’occhio il suo pacco che più volte durante la chiacchierata, aveva dato segni di risveglio interessato visto l’argomento in discussione in quel momento, indifferentemente che stessimo parlando di come si pratica un pompino, o di come si prende senza soffrire, o delle posizioni che un attivo può usare con un altro maschio. Evidentemente tutto quel parlare in libertà aveva iniziato a fare effetto perché notai che, sul fronte del pantaloncino da calcio, ormai era visibile una bella patacca di pre sperma ben umido !!
Dovevo capire, a questo punto, se voleva interrompere ed andare a casa sua a dormire, oppure se era il caso di dargli una spintarella per fargli sperimentare il sesso. Chiaramente avrei preferito la seconda, ma non ero certo che fosse il caso: mi faceva sentire disonesto approfittare di quel ragazzetto, ok aveva trent’anni, ma era pur sempre un ragazzetto per quanto riguardava il sesso. Mentre ero preso da queste mie considerazioni sull’essere, o meno, corretto lui se ne esce con «sai, ho perso il conto di quante volte mi è venuto duro e si e ammosciato stasera a furia di parlare di queste cose. Te ne sarai accorto sicuramente, spero non mi giudicherai male per questo.» Era chiaramente un po' affranto, ma mi domandai se lo fosse per il suo sali-scendi o perché non gli davo un appiglio per fare sesso. A quel punto decisi che anche lui ne aveva sicuramente voglia per cui mi lanciai: «senti Thomas visto la quantità di pre sperma che hai li davanti forse non è il caso che ti presenti a casa così carico, vuoi che ti faccia una pompa così ti svuoti prima di rientrare?» e nel dirlo avevo già appoggiavo la mano sulla sua patta e il suo pisello aveva già reagito velocemente al tocco emettendo ancora un po' di pre sperma ed indurendosi di colpo. «Davvero me la faresti ?» mi chiese Thomas quasi incredulo; «beh si sennò perché proportelo? Non dico se vuoi provare a scopare, però almeno farti svuotare le palle prima che torni a casa credo sia meglio, se non vuoi affrontare il terzo grado da parte dei tuoi»; lo dissi sorridendo, per fargli capire che gli stavo servendo su un piatto d’argento tutte le scuse necessarie per godersi il pompino senza poi avere i sensi di colpa.
Fece un respiro profondo, quasi liberatorio, prima di parlare «ok facciamolo se ti va, però te lo dico subito: con così carico che non durerà più di qualche minuto». Lo guardai dritto negli occhi mentre infilavo la mano nel pantaloncino e gli dicevo «l’importante Thomas è che alla fine siamo entrambi soddisfatti, non importa in quanto tempo, che sia in 5 minuti che sia in un’ora, l’importante e fare le cose col giusto tempo e rilassati.» Così dicendo lo presi per una mano e lo incitai a seguirmi in camera. Arrivati a bordo letto gli dissi «dai spogliati: hai già imbrattato abbastanza quel pantaloncino non facciamo che poi sia del tutto fradicio»; mentre lo dicevo avevo iniziato a spogliarmi anch’io così da non farlo sentire a disagio per il fatto che facessi tutto io. Come avevo immaginato uscì un cazzo completamente eretto, scappellato per un terzo e con grosse gocce di bava che gli colavano giù per l’asta; chiaramente non sarebbe durato più di qualche minuto, se al minuto ci fosse arrivato, ma lo scopo era quello di farglielo provare, e farglielo provare con un senso di accettazione da parte sua, e non come una cosa imposta da un gay furbacchione, che stesse approfittando della situazione!!
Si sedette nudo sul bordo del letto guardandosi il pisello in piena erezione, ma quasi con un espressione affrante come a dire: «che ci posso fare se e già così ??» Gli dissi di sdraiarsi, perché così era troppo teso, lo feci mettere a pancia in giù e comincia a massaggiarlo a punta di dita: per esperienza sapevo che lo sfiorare con i polpastrelli eccitava molto un maschio di solito, e non c'era motivo perché non funzionasse su di lui; l'unica cosa da tenere sotto controllo era il suo respiro: capita se chi viene massaggiato in questo modo di rilassarsi al punto di addormentarsi profondamente, e di certo non era quello che volevo succedesse con lui alla sua prima esperienza. Fortunatamente il suo continuo 'aggiustare la sua posizione del bacino' mi faceva capire che l'erezione non scemava, ma, se possibile, aumentava, durante il trattamento. Scesi con le dita lungo la spina dorsale, provocandogli un forte brivido, riuscivo a vedere persino la pelle che si arricciava a pelle d’oca mentre il brivido lo colpiva. Giunto alle natiche pensai un attimo al da farsi: se dovevo fargli solo un pompino, non c’era motivo per sollazzargli lo sfintere, ma ormai ero carico anch’io quindi decisi di divertirmi un po'. Feci scorrere un dito lungo il solco tra le due natiche ben scolpite, raggiungendo, quasi per sbaglio, il buco: al momento in cui l’unghia sfiorò le grinze, Thomas emise un profondo sospiro e si tese tutto, ma immediatamente dopo si rilassò discostando, in maniera istintiva, le cosce tra di loro per permettermi di avere maggior spazio di manovra in quella zona così ricettiva. Cominciai a quel punto a massaggiarlo molto leggermente, quindi con la punta del dito che toccava, non toccava appena, la grinzosa pelle sello sfintere. Man mano aumentavo la pressione sentivo il respiro ti Thomas che si faceva più profondo, quasi un sordo ringhio primordiale, e mi resi conto che, probabilmente senza volerlo, stava muovendo il bacino avanti ed indietro in contro ritmo al movimento delle mie dita così da aumentare la pressione sulla pelle quando io la accarezzavo. Non osavo immaginare cosa stesse succedendo dalla parte opposta: se solo parlare di sesso gli aveva fatto iniziare a produrre pre sperma, allora adesso probabilmente era in fase di produzione continua, il che voleva dire che avrei dovuto cambiare le lenzuola, ma era un piccolo prezzo da pagare per quella bella situazione di primo sesso per Thomas.
Aumentai un po' la pressione nel compiere il movimento rotatorio che seguiva il profilo del suo bel buco, e lui ansimò ancora più forte: non so perché o per quale motivo, ma pure io spinto dall’istinto aumentai la pressione sino a sentire il buco allargarsi per ricevere la punta del dito e decisi che era il momento giusto: tolsi il dito e mi avvicinai con la bocca sostituendo il dito con la lingua ben insalivata. Al primo contatto, caldo ed umido, Thomas sembrò risvegliarsi da quello stato apparentemente catatonico mugolando di piacere: «Cazzo, cazzo, cazzo!!» Fu l’unica cosa che disse in quel momento, ma era chiaro il concetto ben più esteso che voleva esprimere con quella parola ripetuta tre volte. Continuai, per un po’, con lo stesso movimento rotatorio che usavo precedentemente con il dito ma usando la lingua di piatto e Thomas continuava a mugolare con un tono sempre più eccitato. Dopo un po' di quel lavorio avvenne quello che mi aspettavo: il buco cominciò a cedere e si dischiuse un po' alla volta, e quando mi parve il momento adatto cambiai posizione della lingua ed infilai la punta dentro il buco spingendo affinché il buco si dilatasse sempre di più. Thomas sembrava andare di testa: comincio a spingere indietro il bacino come ad incitarmi ad entrare più a fondo e nel contempo era tutto un incitarmi a voce, sebbene in modo piuttosto confuso, a non smettere. Dopo qualche minuto di quel lavorio lo sentii davvero carico così scesi con la lingua fino a dove iniziava lo scroto. Era ancora piacevolmente gustoso, nel senso che si sentiva che aveva fatto attività fisica e che non si era ancora lavato: quel forte odore di maschio che non è affatto spiacevole, anzi che alle mie narici odorava come una qualche sostanza eccitante, carezzai dolcemente le palle sotto la pelle dello scroto e sentii Thomas che quasi con un tono di pianto, mi implorava di non smettere.
Quasi brontolò di fastidio quando mi fermai e gli dissi di girarsi, ma lo fece subito sebbene con la lentezza dovuta ai sensi annebbiati dal piacere. Ripresi da dove avevo interrotto leccando avidamente le sue palle con il pelo impastato ancora di quello splendido aroma di sudore di maschio. Quando inizia a risalire il fusto del cazzo il sapore cambiò all’improvviso: c’era sempre quell’aroma di sudore maschile di fondo, ma il sapore era passato da salato a dolciastro: avevo raggiunto la zona su cui si era già asciugata la prima serie di gocce di pre sperma. Inumidii la lingua con la saliva così da rendere di nuovo liquida quella gustosa sostanza ormai seccata, e continuai a leccare intorno tutto il fusto per ripulirlo bene; più salivo lungo il fusto e più il sapore si faceva intenso, finche giunto al colletto della cappella, ancora incappucciata trovare il pre sperma fresco ancora tiepido colato da poco. Il respiro di Thomas ormai si era fatto affannoso, e sapevo anche il perché: in cuor suo stava aspettando il magico momento in cui il suo cazzo mi fosse scivolato in bocca. Ma volevo farlo aspettare un po' così finii di pulire le ultime gocce e poi appoggiai le labbra sulla pelle che gli copriva la cappella e mi fermai un attimo.
Thomas emise un guaito quasi di preghiera affinché non mi fermassi a quel punto, ed io bastardo invece restavo li con le labbra appoggiate alla pelle con la punta della cappella già in bocca ma che non toccava ancora nulla. Non so se di istinto o perché lo decise, ma a quel punto mi prese la testa, non troppo delicatamente confesso, e spinse il bacino in avanti ed avvenne quello che aspettava da 30 anni: le labbra gli scappellarono il cazzo e il suo glande mi carezzò il palato. «Cazzo!!!» fu l’unica cosa che disse e poi perse il controllo: cominciò a vibrare tutto, si capiva che cercava di riprendere il controllo, ma non ce la faceva, sentivo che la pressione del suo cazzo aumentava diventando di marmo e mi preparai agli schizzi.
«No, no, no cazzo no!» imprecò Thomas, ma non servì a nulla: emise un rantolo profondo e sentii il primo di una lunga serie di schizzi colpirmi l’arcata superiore del palato: schizzi bollenti, molto densi, quasi cremosi. Quando si rese conto che aveva perso il controllo allora spinse in su cercando qualcosa di più aderente che gli foderasse la cappella e lo lasciai fare, quando arrivò alla gola, con la sua cappella, quasi emise un urlo liberatorio rilasciando una seconda scarica di spruzzi più piccoli; ansimava come un mantice, il Thomas, chiaramente incapace di riprendere il controllo: forse avrebbe voluto ricomporsi e farmi respirare, ma l’istinto animale della sborrata lo costringeva a tenermi la testa e spingere a fondo il suo cazzo verso la mia gola. Normalmente avrei reagito molto male ad una tale costrizione, ma capivo che era la sua prima volta, in assoluto, che aveva una eiaculazione non auto procurata per cui lo lasciai fare. Restai così immobile mentre il suo respiro cominciava a calmarsi ed il cazzo cominciava a perdere volume, ingoiai tuto senza fare storie, non se lo meritava almeno nella volta? Per cui lo feci senza che nemmeno se ne accorgesse. Alla fine mollò la presa sui miei capelli ed io arretrando mi sfilai il suo cazzo ormai mezzo moscio dalla bocca; chiaramente non me ne andai da li, ma restai a pulirlo tutto lentamente per fargli godere che degli ultimi stimoli che il cazzo ormai scarico poteva dargli.
Guardai in su mentre leccavo via le ultime gocce e vidi una lacrima scendere da uno degli occhi di Thomas: che tenero che era in quel momento, totalmente soddisfatto e totalmente vulnerabile sul mio letto, nudo e rilassato, rilassato davvero questa volta, forse per la prima volta in vita sua. Appoggiai la testa sui muscoli che disegnavano il suo addome per sentire il suo respiro farsi sempre più calmo e profondo, mentre con la lingua pulii le ultime gocce sulla punta della cappella, strappando un ennesimo «oh cazzo !!» a Thomas. Quando sentii il respiro farsi più regolare mi girai a guardarlo in viso, ma come avevo intuìto dal suo respiro, ormai dormiva profondamente.
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